Sconcerto e delusione da parte dei sindacati metalmeccanici di Taranto critici sul decreto con cui il prefetto autorizza ArcelorMittal a proseguire nell'attuale assetto di marcia, cioè con gli altiforni 1 e 4 sui tre operativi e con un'acciaiaieria, la 2, in funzione sulle due dello stabilimento (ferma la 1). Da adesso al 3 aprile, in fabbrica dovranno esserci, ha stabilito il prefetto, 5.500 addetti totali, di cui 3.500 di ArcelorMittal (a fronte di un organico di 8.200) e 2mila delle imprese dell'indotto-appalto (rispetto ad una forza di circa 5mila unità). I numeri configurati dal prefetto sono quelli che ArcelorMittal e indotto-appalto hanno già da alcuni giorni perchè nel siderurgico la fermata e la progressiva riduzione delle attività in marcia era già cominciata proprio in applicazione delle misure anti Coronavirus. Il prefetto ha delineato un assetto di sicurezza della fabbrica.
A questo è infatti condizionata l'attività da ora al 3 aprile perchè ArcelorMittal non potrà produrre per scopi commerciali. Ma i sindacati, tutti, non ci stanno. "Rimaniamo perplessi sulla salvaguardia della salute dei nostri colleghi, ai quali si aggiungono i 2mila dell'indotto. Oltre cinquemila persone in campo, ogni giorno, a rischiare la vita. Come Fim da diversi giorni chiediamo misure più restrittive sulle attività indispensabili da lasciare aperte". Per la categoria cislina, "serve limitarsi, senza eccezione alcuna, alle sole attività essenziali per ridurre la mobilità dei lavoratori. Ribadiamo con forza - conclude la Fim - che la salute dei lavoratori viene prima di ogni cosa e della produzione". Affondo congiunto anche da Fiom e Uilm: "Riteniamo inaccettabile la scelta del prefetto - stigmatizzano - che ha peggiorato quanto il sindacato ha provato a fare in queste settimane". Per Fiom e Uilm "la soluzione per arginare il rischio-contagio è di ridurre al minimo le presenze di lavoratori all'interno dello stabilimento. Oggi abbiamo appreso con gran stupore - proseguono le due sigle - che azienda e istituzioni viaggiano in direzione opposta alle rivendicazioni sindacali di questi ultimi giorni. Dobbiamo amaramente constatare che le istituzioni, ad oggi, non garantiscono le tutele previste all'interno del Dpcm".
Ce.Au.