Primo caso di positività al coronavirus all'interno di Arcelor Mittal a Taranto. Si tratta di un addetto agli impianti di ossigeno (reparto PGT), che venerdì notte, mentre era in servizio in fabbrica, è stato colto da malore e ha avvertito sintomi riconducibili al Covid-19. Il lavoratore, a cui è stata diagnosticata una polmonite interstiziale, è ricoverato nel reparto di Malattie infettive dell'ospedale Moscati. L'azienda ha proceduto a sanificare l'edificio, predisponendo il protocollo Covid, e ora si dovrà sottoporre al test anche chi ha avuto contatti con l'operaio negli ultimi giorni, compresi i colleghi di lavoro. I sindacati che hanno più volte evidenziato la necessità di "contenere al minimo tecnico gli impianti" attraverso le comandate, "riducendo la presenza di dipendenti diretti e dell'appalto all'interno dello stabilimento", si sono confrontati, ieri, con l'azienda. Un incontro deludente come riferisce Valerio D’Alò, segretario nazionale Fim Cisl. "Ci saremmo aspettati da ArcelorMittal un comportamento più collaborativo - dichiara - ma l'azienda si trincera dietro il decreto prefettizio che stabilisce i numeri di forza lavoro attualmente impiegabile in stabilimento". "Abbiamo spiegato ad ArcelorMittal, dopo il primo caso di Coronavirus, quale è il percorso che un lavoratore in fabbrica segue - prosegue D'Alò - ovvero si reca negli spogliatoi, dove entra in contatto con un certo numero di lavoratori e questi, a loro volta, entrano in contatto con altri lavoratori. Abbiamo chiesto misure, interventi urgenti a prefetto e Asl, scrivendo loro per sensibilizzarli e spiegare quanto avviene in fabbrica e cosa fanno gli addetti nello stabilimento". Anche per Biagio Prisciano, segretario Fim Cisl Taranto, quello di ieri con Mittal è stato "un incontro inconcludente. L'azienda - prosegue - continua a prendere tempo e non ascoltare le richieste sindacali anche alla luce del primo caso positivo. troppe le persone in fabbrica - conclude Prisciano - questi numeri vanno ridotti".