I sindacati dei metalmeccanici incalzano ArcelorMittal sul coronavirus. Uno stabilimento da 8.200 dipendenti, cui vanno sommati quelli dell’indotto, può rivelarsi una bomba ad orologeria se non gestito con severe misure di sicurezza: per i lavoratori ma, ovviamente, anche per tutta la comunità di Taranto. Dopo le richieste pressanti dei giorni precedenti, l’azienda ha incontrato Fim Fiom e Uilm, che hanno chiesto un rafforzamento dei provvedimenti già presi, considerati insufficienti.
I sindacati insistono per introdurre lo smart working per le mansioni che lo consentono, per intensificare controlli e precauzioni sul personale delle imprese dell’indotto e degli appalti e sui trasfertisti, che rischiano di essere particolarmente esposti dal momento che ArcelorMittal ha sedi e uffici in Liguria, Piemonte, Lombardia e Veneto. L’azienda già nei giorni scorsi aveva istituito una task force con base a Taranto ma operativa per l'Italia, coordinata dal direttore del servizio sanitario interno. Lunedì ha inoltre rivisto le modalità di accesso alle mense di stabilimento prevedendo nuove fasce di orario, rispetto a quelle normalmente in vigore, proprio per evitare la concentrazione di utenti. Adottate misure anche nella consegna del cosiddetto pasto veicolato che riguarda sia i turnisti, che non possono lasciare gli impianti per andare a mensa, sia coloro che, pur potendo andare a mensa, perchè sono impiegati o addetti ad altre funzioni, preferiscono comunque consumarlo nel proprio ufficio.
Nessuna decisione invece sulla proroga della cassa integrazione che coinvolge 1.273 addetti. ArcelorMittal vuole estenderne l’applicazione per altre 13 settimane, i sindacati premono per ridurre i numeri. La crisi del mercato siderurgico, che ha visto una netta contrazione della domanda, continua a mordere e non è affatto detto che sia destinata a rientrare nel breve periodo, soprattutto se si considera l’impatto dell’emergenza coronavirus sull’economia mondiale.
In fibrillazione, comunque, non è solo Taranto. Anche negli altri poli del gruppo la tensione è alta. A Genova i sindacati hanno incontrato lunedì il prefetto, il sindaco di Genova Marco Bucci e il governatore della Giovanni Toti i dopo che ArcelorMittal ha annunciato l'apertura della procedura di cassa integrazione per 130 lavoratori dello stabilimento di Cornigliano. Sia le sigle dei metalmeccanici sia le istituzioni hanno chiesto che l'azienda metta da parte la procedura di cassa integrazione. In secondo luogo hanno denunciato la mancanza di collegamenti reali tra i decreti del Governo sull'emergenza coronavirus e i provvedimenti adottati in azienda per la salvaguardia dei lavoratori in termini di sicurezza. Infine sindacati e istituzioni hanno chiesto di poter vedere il piano industria le di ArcelorMittal alla base dell' intesa con il Governo per verificarne la compatibilità con l'accordo di programma in termini di salvaguardia occupazionale, di reddito dei lavoratori e di utilizzo delle aree.