Dopo la Sardegna arriva anche per la Campania l’esclusione dalle aree di crisi che prevede la proroga degli ammortizzatori sociali. "Escludere i lavoratori della Campania dal provvedimento di proroga degli ammortizzatori sociali solo per motivi meramente burocratici in quanto non inclusi nelle aree di crisi complesse significa non solo discriminare, ma anche lasciare nel dramma e senza sostegno più di ventimila lavoratori", è quanto affermano Spadaro, Lucci, Bombardieri, rispettivamente rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil Campania. I tre sindacalisti hanno inviato lettere al presidente della Regione Campania De Luca, agli assessori regionali Lepore e Palmeri e al Sottosegretario del Ministero del Lavoro, Franca Biondelli, per evidenziare questa discriminazione e richiedere un incontro al fine di recuperare questa ingiustizia.
"È evidente - continuano - che il mancato riconoscimento in Campania delle aree di crisi complessa non può calpestare i diritti di quei lavoratori che al pari di altri, in diverse regioni e nelle medesime condizioni, se non addirittura peggiori, vengono di fatto esclusi dal provvedimento di proroga degli ammortizzatori in deroga". "Con il supporto delle Confederazioni nazionali di Cgil, Cisl e Uil le segreterie regionali - conclude la nota - hanno chiesto al Governo di consentire alla Campania di beneficiare di ulteriori interventi in deroga, in assenza dei quali non saranno in grado di contenere l’esplosione di una drammatica tensione sociale".
Anche Cgil, Cisl e Uil sarde sul piede di guerra contro l’esclusione della Sardegna, in particolare Sulcis, Ottana e Porto Torres, dalla bozza di decreto del ministero del Lavoro che individua nove aree di crisi industriale complessa nelle quali sarà possibile estendere la Cigs per 12 mesi e garantire un sussidio di 500 euro mensili a quanti sono rimasti senza "paracadute" sociale. Si muove anche la Regione. Gli uffici dell’assessorato dell’Industria hanno istruito la pratica per far rientrare nell’elenco anche le zone dell’Isola attualmente escluse: l’auspicio è di sbloccare la situazione nel giro di pochi giorni, visto che il decreto non è stato ancora firmato. I sindacati, nel frattempo, sono pronti a dare battaglia.