Nel 2023 la precipitazione totale annua relativa al territorio nazionale, con quasi 924 mm, corrispondenti a circa 280 miliardi di metri cubi, ha fatto registrare un aumento del 28,5% rispetto al 2022, anno in cui con circa 719 mm si è toccato il minimo storico dal 1951 ad oggi. Tuttavia, confrontata con la precipitazione media sul lungo periodo 1951-2023 (quasi 950 mm) quella del 2023 risulta in leggera flessione. Perché questo incremento rispetto al 2022? Prevalentemente per l'elevato volume di piogge nel mese di maggio del 2023, stimato in quasi 163 mm, circa 49 miliardi di metri cubi, che è stato, a livello nazionale, più del doppio di quello che mediamente caratterizza lo stesso mese (circa 23 miliardi di metri cubi sul lungo periodo). È quanto emerge dalle valutazioni prodotte dall'Ispra attraverso il modello BigBang che fornisce il bilancio idrologico nazionale, il quadro quantitativo della risorsa idrica e, più in generale, la situazione idrologica nel 2023, ricostruendo trend e differenze rispetto ai valori medi del lungo periodo 1951-2023 e del trentennio climatologico 1991-2020. Le stime mostrano che nel 2023 il contributo alla ricarica degli acquiferi in Italia è stato di 53 miliardi di metri cubi (corrispondente al 19% delle precipitazioni), a fronte di una media annua del 22,7% sul periodo 1951-2023. L'aliquota di precipitazione che si è trasformata in deflusso superficiale vale a dire che non si è infiltrata o che non è stata trattenuta dal suolo - è stimata in circa 66 miliardi di metri cubi, corrispondenti al 23,7% della precipitazione, rispetto a un'aliquota media annua di poco più del 25% sul lungo periodo. A livello di distretto idrografico, il massimo valore della disponibilità naturale della risorsa idrica nel 2023 è quello delle Alpi Orientali, con un valore che corrisponde a circa 5 volte la disponibilità di risorsa nel Distretto della Sicilia per lo stesso anno. Nel 2023, è infatti il Friuli Venezia Giulia la Regione con il massimo di precipitazione totale annua (più di 1750 mm), così come è la Sicilia la Regione con il valore minimo di precipitazione (565,5 mm). In termini di disponibilità naturale della risorsa idrica, è tuttavia la Puglia la Regione che segna il minimo con 100 mm nel 2023 (quasi la metà del valore medio sul lungo periodo). In linea generale, la siccità ha continuato a caratterizzare tutto il 2023 pur in maniera diversificata sul territorio nazionale e sebbene in minor misura rispetto al 2022. Situazioni di siccità estrema e severa hanno interessato nei primi mesi dell'anno - in particolare a febbraio - i territori del nord e del centro Italia, già colpiti dalla grave siccità del 2022, attenuandosi nel corso del 2023.
Intanto fa discutere il Decreto Ambiente per adeguare la disciplina italiana in materia di riuso idrico alle direttive ed ai regolamenti Ue, con particolare riferimento alle norme che permettono di utilizzare il ravvenamento delle falde come misura di stoccaggio idrico in condizioni d'emergenza, nonché di caricare serbatoi sotterranei ad uso agricolo anche al di fuori della stagione irrigua, contrastando il ripetersi di stagioni siccitose. L’Anbi, pur ribadendo le persistenti criticità in materia di qualità e gestione delle acque reflue, giudica nel complesso positivamente il decreto. Sottolinea però il direttore generale Gargano: ”Gli enti di bonifica non sono meri ricettori dell'acqua depurata, ma ne sono responsabili della qualità nei confronti degli agricoltori associati, della salute dei consumatori e della tutela per la sicurezza del Made in Italy agroalimentare, e chiedono che questo ruolo sia riconosciuto”. Infatti, ”se spetta ai gestori dell'impianto di affinamento il raggiungimento del punto di conformità, tocca ai Consorzi di bonifica e irrigazione, in qualità di soggetti titolari della concessione di trasporto delle acque, il dover svolgere una funzione di controllo sulla qualità di tutti i parametri chimico-fisici previsti, essendone responsabili nei confronti degli agricoltori utilizzatori e, più in generale, dell'ambiente”.
Giampiero Guadagni