La notizia dell'ingresso del gruppo cinese ChemChina in Pirelli, che ancora oggi desta preoccupazione e perplessità, segna una svolta epocale nel controllo di una storica azienda, nata a Milano nel 1872, simbolo indiscusso del patrimonio industriale italiano di qualità. La notizia è stata una sorpresa per tutti. In pochi, anzi pochissimi, sapevano.
Da allora (poco più di un mese) non sono molte le informazioni circolate, in particolare sul futuro dei tre stabilimenti italiani, Settimo Torinese (To), Bicocca e Bollate (Mi) e sul destino dei 3.200 lavoratori. Certo le rassicurazioni sono state date, in primis dal presidente Marco Tronchetti Provera secondo cui il cuore e la testa dell'azienda rimarranno in Italia. C'è da chiedersi: per quanto tempo? E ancora, le braccia, i lavoratori, quale futuro avranno?
Oggi la mission dei tre stabilimenti è diversa. A Bicocca, circa 1.400 lavoratori, c'è la mente, il quartier generale, il centro di sperimentazione, ricerca, innovazione e il settore commerciale. Qui nascono le idee, si portano avanti i progetti e si creano i primi prototipi, vi lavorano molti quadri e alte professionalità. Settimo Torinese, dopo la ristrutturazione è diventato un polo tecnologico importante per l'azienda, con altri 1.400 dipendenti tra operai e impiegati, dove si producono i pneumatici di primo equipaggiamento, quelli che montano direttamente le case automobilistiche. Infine, lo stabilimento di Bollate, il più in difficoltà. Oggi i 330 lavoratori sono in contratto di solidarietà fino a dicembre.
Quali siano le prospettive per i lavoratori nessuno lo sa. La partita si gioca solo ad alti livelli.
Le rassicurazioni intanto si rincorrono: le parti - hanno fatto sapere i firmatari dell'accordo -, riconoscono il ruolo centrale dell’attuale top management di Pirelli quale elemento chiave del suo successo, della sua crescita e delle sue attività. La partnership si fonda sulla continuità della cultura imprenditoriale di Pirelli. L’operazione prevede l’integrazione del business Industrial tyre di Pirelli con alcuni asset di Cnrc (China National Tire & Rubber Co.), l’espansione dell’attività in Asia e il possibile de-listing di Pirelli (a seconda dell’esito dell’Opa). Inoltre le attività e il know-how che rendono Pirelli uno dei leader globali del settore resteranno un elemento centrale della partnership. Il centro di ricerca e sviluppo e l’headquarters di Pirelli continueranno a essere situati in Italia. Gli accordi prevedono maggioranze rafforzate pari al 90% del capitale sociale per autorizzare lo spostamento e il trasferimento a terzi della proprietà intellettuale di Pirelli. Inoltre, Marco Tronchetti Provera ha assicurato che rimarrà alla guida di Pirelli per i prossimi 5 anni. E dopo?
Qualcuno potrebbe sostenere che queste scelte sono l'effetto della globalizzazione, d'accordo. Ma anche del fatto che un'azienda italiana da sola fa fatica a competere sui mercati internazionali, mancando in risorse e liquidità. Disponibilità che, invece, hanno paesi emergenti quali India e Cina, che da diversi mesi stanno acquisendo pezzi importanti della nostra realtà produttiva, puntando in particolare alle aziende ad elevato contenuto tecnologico e qualitativo. Valori aggiunti che contraddistinguono i prodotti col marchio italiano nel mondo e li fanno apprezzare sui mercati internazionali. Il timore è che questo patrimonio industriale si assottigli sempre di più e passi in mano ai nuovi tycoon “globali”, alla continua ricerca di nuove e preziose realtà produttive italiane da controllare oppure da spostare a migliaia di chilometri dal nostro Paese.
Oggi, in supplemento a Conquiste Tabloid, dalle ore 18 è disponibile il Reportage completo di 16 pagine di Sara Martano, con i contributi di Stefania Olivieri e Rodolfo Ricci