Mettere in campo politiche industriali importanti con interventi mirati a sostenere e rilanciare l’intera filiera della moda. E’ quanto chiedono i tre segretari generali di Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil, Marco Falcinelli, Nora Garofalo, Daniela Piras in una lettera inviata al ministro Adolfo Urso e al ministero delle Imprese e del Made in Italy. I sindacati di categoria, nella lettera, fanno presente che “l’intero settore manifatturiero del Sistema Moda manifesta da tempo grosse difficoltà (anche nel settore pelletterie) evidenziate proprio da un ricorso massiccio agli ammortizzatori sociali sia nel comparto industriale che in quello artigiano”.
La crisi continua ad impattare in maniera forte sull’intera filiera del sistema moda e sull’indotto e i tavoli di crisi aperti da molto tempo a livello territoriale sono indicativi della difficoltà complessiva dell’intera filiera. “Più volte - scrivono i sindacati - ai tavoli specifici convocati presso il Mimit abbiamo sollecitato, come organizzazioni sindacali, interventi strutturali”.
Ad oggi l’unico intervento messo in campo per il settore è quanto deliberato dalla Presidenza del Consiglio con l’approvazione per il 2024, di 8 settimane di ammortizzatori sociali in deroga per le imprese del settore del Tessile, Abbigliamento, Calzaturiero e Concia, anche artigiane con dimensione fino a 15 dipendenti.
Misure ritenute necessarie dai sindacati ma non sufficienti. Per tali motivi ribadiscono “come non sia più procrastinabile lo sviluppo di politiche industriali che comprendano interventi decisi per il sostegno ed il rilancio della filiera complessivamente intesa”.
Per Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil sono infatti necessari investimenti specifici sulla filiera e sui distretti che favoriscano l’aggregazione di impresa, la trasformazione digitale, l’accesso ai finanziamenti, piani di formazione finanziata a sostegno dell’occupabilità, progetti di valorizzazione energetica, e, in maniera netta, interventi in tema di contrasto all’illegalità, al dumping contrattuale, ai fenomeni di sfruttamento ed alla gravissima piaga della contraffazione a favore della buona e piena occupazione di lavoratrici e lavoratori. “Per contrastare i fenomeni di illegalità - affermano - bisogna favorire la trasparenza dei rapporti contrattuali lungo tutta la filiera, a partire dagli appalti ma anche nel segmento del contoterzismo, per il quale diviene indispensabile individuare criteri certi di responsabilità in solido tra le imprese anche in caso di pluricommittenza”. I sindacati ritengono che, se si vuole rendere lettera viva il sostegno alla produzione Made in Italy, determinata non solo dall’allocazione geografica della produzione ma anche e soprattutto da un modello qualitativo di valore, “il progetto di intervento governativo non possa limitarsi ad interventi spot ma debba essere complessivo, coerente, di lunga durata, e accompagnato da una revisione complessiva della legislazione a tutela del Made in Italy”.
Intanto a livello regionale i sindacati Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec e Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm della Toscana sciopereranno il 12 novembre e attueranno una manifestazione a Firenze dallo slogan “Il lavoro non è fuori moda”. Il concentramento sarà alle 9,30 in piazza Adua con arrivo in via Cavour. Una mobilitazione che si è resa necessaria affermano i sindacati “per evitare di vedere la strutturale riduzione di un settore che occupa oltre 110mila lavoratrici e lavoratori in Toscana, che rappresentano quasi il 40% del totale degli occupati nel comparto manifatturiero, e la perdita delle insostituibili competenze presenti sul nostro territorio”.
Sara Martano