Desertificazione bancaria, abbiamo un problema. Non sono più solo i sindacati di categoria che lamentano la scomparsa degli sportelli dai nostri paesi e dalle nostre città, ora anche le istituzioni, ai più alti livelli, affrontano il tema nei loro documenti ufficiali, per giunta con accento preoccupato. Qualche giorno fa è stato il governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta a parlarne, nelle sue considerazioni finali: “Il ricorso alla tecnologia si sta riflettendo in una riduzione del numero di sportelli bancari che può comportare disagi per alcune fasce di cittadini". “Per evitare fenomeni di esclusione dai servizi finanziari e difficoltà di accesso al contante - ha continuato - abbiamo avviato un tavolo di confronto con i ministeri competenti e i principali operatori; abbiamo inoltre rafforzato il nostro impegno nell'ambito della Cash Strategy 2030 varata dall'Eurosistema e collaborato alla definizione di misure legislative volte a consentire il prelievo di contante presso gli esercizi commerciali”. Parole che hanno incontrato l’approvazione dei sindacati: “L’impatto dell’innovazione tecnologica va gestito con attenzione ai suoi riflessi economici e sociali. Questo vale anche per il sistema bancario - ha commentato il segretario generale di First Cisl Riccardo Colombani - Ha quindi ragione il Governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta a richiamar, l’esigenza di garantire, allo stesso modo, l’efficienza del sistema bancario e le esigenze di famiglie ed imprese. Il richiamo alla desertificazione bancaria non è casuale. Servono soluzioni in grado di ridurre significativamente l’impatto che la chiusura degli sportelli produce sulle fasce più fragili della popolazione. In un paese in cui oltre 4 milioni di persone risiedono in comuni privi di filiali bancarie - ha sottolineato Colombani - ed in cui solo il 26% della popolazione tra i 65 e i 74 anni utilizza l’internet banking, non è più possibile ignorare il problema”. Va detto che anche all’inizio del 2024 la tendenza delle banche a ridurre la presenza sui territori è proseguita. Nei primi tre mesi dell’anno, secondo l’ultimo aggiornamento dell’Osservatorio sulla desertificazione bancaria di First Cisl, altri 7 comuni italiani hanno visto chiudere l’ultima filiale. Si vanno ad aggiungere ai 3.282 abbandonati negli scorsi anni, pari al 41,5% del totale, con una forte accelerazione a partire dal 2015. E’ aumentato anche il numero delle persone che ha perso o rischia di perdere l’accesso ai servizi bancari: oltre 10 milioni e 400mila italiani vivono in comuni totalmente “desertificati” (4 milioni e 392mila, + 0,4% rispetto alla fine del 2023) e in via di desertificazione, quelli con un solo sportello (6 milioni e 60mila, + 0,5%). Nell’arco di un anno, da marzo 2023, l’aumento è stato di circa 500mila persone. Risulta in crescita, inoltre, il numero delle imprese che hanno la propria sede in comuni desertificati: sono 265.635, 1.123 in più rispetto a dicembre. Dalla fine del 2023 è diminuito anche il numero degli sportelli. La tenuta che si registra a livello statistico è infatti solo apparente. Sui dati aggregati del primo trimestre incidono 101 aperture operate, in modo pressoché uniforme sul territorio nazionale, con l’eccezione di alcune zone del Sud, da Banca Private Cesare Ponti. Ma si tratta in realtà di strutture ricavate all’interno di filiali già esistenti del Gruppo Bper e che sono dedicate al private banking. Al netto di queste aperture si registra invece un calo di 97 sportelli, superiore a quello dello stesso periodo del 2023 (- 72). Emerge dunque la tendenza del sistema bancario italiano ad accentuare la spinta al private banking. Ne è un esempio l’apertura di 8 filiali da parte di Mediobanca Premier, che in realtà hanno preso il posto di quelle chiuse da CheBanca!.
Carlo D’Onofrio