"Una parte cruciale di questo storico accordo del Cop 28 è davvero 'made in Europe'. Tutto il mondo ha approvato i nostri obiettivi al 2030: triplicare le energie rinnovabili e raddoppiare l'efficienza energetica, entrambi entro il 2030. L'accordo di Dubai segna l'inizio dell'era post-fossile", ha commentato su X-Twitter la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen. È stato approvato infatti il testo finale di Cop28, la Conferenza delle parti sul clima delle Nazioni unite. Un documento che contiene l'accordo sul "Global stocktake", cioè il primo "tagliando" sugli impegni presi dai Paesi che hanno sottoscritto l'accordo di Parigi siglato nel 2015 per ridurre le emissioni e contenere l'aumento delle temperature entro 1,5 gradi rispetto al periodo pre-industriale.
In generale, un compromesso al ribasso, a un primo sguardo, che cerca di tenere insieme posizioni per molti versi inconciliabili. Ma che potrebbe segnare, per quanto debolmente, l'inizio della fine dell'era dei combustibili fossili perché per la prima volta la parole “fossil fuels” entrano in un testo finale. Difficile che ne escano nei prossimi anni, secondo una legge non scritta della diplomazia. L'articolo su cui si è concentrata l’attenzione è il 28, che parla di transizione in uscita dalle fonti fossili nei sistemi energetici, in un modo ordinato ed equo, accelerando l'azione in questo decennio critico, per raggiungere le emissioni zero nel 2050 seguendo la scienza.Un compromesso per cercare di far salire a bordo anche i paesi esportatori di petrolio, capeggiati dall’Arabia Saudita, dai quali nei giorni scorsi era arrivata una forte opposizione. Il testo chiede di accelerare l’azione climatica in questo decennio, definito critico, per arrivare alla neutralità carbonica nel 2050, secondo i dettami della scienza.
Poco o nulla si dice su un approccio differenziato alla transizione energetica, una delle richieste chiave dei Paesi del sud del mondo. Il passaggio alle rinnovabili può essere traumatico, e causare scompensi socioeconomici, sostiene un nutrito gruppo di Stati. “Non c'è alcun riferimento alle responsabilità comuni e differenziate tra paesi sviluppati e non", ha affermato il rappresentante della Bolivia. E debole è il linguaggio sulle attività di adattamento alla crisi del clima, privo di limiti temporali cogenti.
Poca chiarezza su termini il cui significato non è chiaramente definibile (e quindi, in qualche misura, impugnabile), come "transformative adaptation" and "maladaptation avoidance". Poca chiarezza è un modo per lasciare le decisioni in sospeso. In particolare, il "Global stocktake" sui cambiamenti climatici contiene le indicazioni da seguire per 'mantenere vivo' l'obiettivo di aumento di 1,5 gradi di riscaldamento globale entro fine secolo rispetto ai livelli pre-industriali come suggerito dalla scienza per evitare eventi meteo catastrofici.
Rodolfo Ricci