Venerdì 17 maggio 2024, ore 9:13

Istruzione

Disabilità, la scuola sceglie la strada di una sempre maggiore inclusione

La scuola tutta, dagli insegnanti, ai sindacati, alle famiglie, agli ex ministri, si esprime con una sola voce rispetto a un potenziale dibattito, avviato dal generale Vannacci, sulle classi separate o “speciali” per alunni con disabilità. La Cisl Scuola ricorda di aver avviato confronti, già nel 2020 sul tema delle “scuola inclusiva” e di aver elaborato “un dossier con analisi, approfondimenti, proposte” con cui è stato rilanciato il dibattito per una “Nuova stagione di maggiore Inclusione degli alunni disabili”. L’idea sindacale, dunque, è opposta a quella della separazione. “Nessuna delle organizzazioni sindacali mette in discussione il modello italiano di inclusione che dal 1977 - ricorda la segretaria della Cisl Scuola, Ivana Barbacci - ha abolito le classi speciali. Del resto l’idea di Vannacci è ormai presente solo in pochi Paesi in Europa”. 
Parlando di Europa, la scuola e i sindacati fanno appello al Governo per un maggior confronto e un maggiore sostegno nella realizzazione dei progetti del Pnrr. Su questo tema, la Cisl Scuola ha effettuato nei giorni scorsi un sondaggio tra i dirigenti scolastici, attraverso un questionario online, per indagare in modo più approfondito le ragioni “di un disagio diffuso che si percepisce nella categoria rispetto alle azioni legate all’attuazione del Pnrr”. Nonostante l’indagine non abbia una compiuta attendibilità scientifica, i risultati, spiega il sindacato, “sono molto interessanti” e confermano “la fondatezza di quanto viene informalmente percepito, fornendo indicazioni che aiutano a comprenderne le cause”.
Il quadro generale delle osservazioni che i dirigenti hanno voluto condividere, sembra riconducibile alla percezione ampiamente condivisa di trovarsi in presenza “di una sostanziale negazione dell’autonomia scolastica”. Le scuole, secondo il sondaggio, per lo più hanno avuto il sentore di essere destinatarie di azioni che non hanno richiesto, e soprattutto di essere chiamate a operare in un quadro di rigidità generale che non sempre ha permesso di connettere pienamente le azioni Pnrr con le loro effettive esigenze e con quelle del proprio contesto territoriale.
Il 96,9% (praticamente un plebiscito) richiede scadenze più distese e un’estensione dei tempi di realizzazione dei progetti assegnati. Molti dirigenti sottolineano che l’affastellarsi di moltissime attività rischia di vanificare i risultati e l’efficacia sostanziale delle azioni. I destinatari delle linee di finanziamento sono sempre gli stessi allievi e l’accavallarsi degli interventi conduce “a una saturazione che potrebbe ostacolare gli esiti qualitativi e quantitativi attesi”. 
L’87,3% dei dirigenti scolastici ritiene inoltre “opportuna la stabilizzazione delle unità del personale dedicato al Pnrr”. Le segreterie sono ridotte ai minimi termini, sottolineano i dirigenti: con l’organico assegnato non di rado si è già in difficoltà a gestire l’ordinario; difficile aggiungere impegni di questa rilevanza. I dirigenti scolastici richiedono, poi, attività di formazione definite centralmente per il personale, “in particolare sullo svolgimento dell’attività negoziale e sull’inserimento dei dati nelle piattaforme”. Nelle risposte al sondaggio è infine richiama la mancanza di una formazione specifica per affrontare la straordinarietà dell’impegno richiesto alle scuole e ne viene sottolineata la carenza per tutte le fasi amministrative previste e per tutto il personale coinvolto.
Ilaria Storti

( 29 aprile 2024 )

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