Venerdì 27 settembre 2024, ore 1:21

Cinema

Un mito senza tempo

di PAOLO SPIRITO

Esattamente cento anni fa, il 26 settembre 1924, a Isola Liri, in provincia di Frosinone, nasceva Marcello Mastroianni, l'attore icona della “Dolce Vita”. Il mondo intero si prepara a celebrare l'anniversario grazie ad una retrospettiva organizzata da Cinecittà e attesa a Parigi, Francoforte, Londra, Los Angeles, New York e Villa Adriana a Tivoli. Nell'arco della sua intera esistenza Mastroianni fu ossessionato dalla necessità di demolire il mito del latin lover che, suo malgrado, incarnava, tanto da interpretare con piacere voluttuoso tanti personaggi inaspettati, spiazzanti e quasi agli antipodi del maschio alfa. L'impotente ne “Il bell'Antonio” di Mauro Bolognini (1960), l'uomo con il pancione in “Niente di grave, suo marito è incinto” di Jacques Demy (1973), il gay nel capolavoro di Ettore Scola “Una giornata particolare” (1977) in anni in cui l'omosessualità non era stata ancora sdoganata, il donnaiolo aggredito e dileggiato dalle femmine ne “La città delle donne” di Federico Fellini (1980), un Casanova ombra di se stesso ne “Il mondo nuovo” di Ettore Scola (1982), il vecchio ballerino alcolizzato e senza una lira in “Ginger e Fred”, sempre di Federico Fellini (1985). Ma la testimonianza forse più commovente fu quella affidata al film-testamento “Mi ricordo, sì mi ricordo” di Anna Maria Tatò (1997), girato nella fase finale della vita dell'attore, in cui ci appare in tutta la sua fragilità, ripreso sul set di “Sostiene Pereira” di Roberto Faenza (1995) riflettendo con leggerezza, autoironia ed eleganza sulla propria esistenza e sull'odiata fama di latin lover. Anche se aborriva essere considerato un conquistatore, non c'è dubbio che le donne siano state il motore della sua vita, da Silvana Mangano a Faye Dunaway, da Marthe Keller a Katherine Deneuve e ad Anna Maria Tatò, anche se restò sempre legato alla moglie Flora Carabella, madre della prima figlia Barbara (scomparsa nel 2018), da cui non volle mai divorziare. Era il 1960 quando veniva girato a Roma l’immortale capolavoro di Federico Fellini, “La Dolce vita”. Questa straordinaria pellicola contiene una delle scene più iconiche del cinema del ventesimo secolo. “Marcello, come here. Harry up!” e subito ci torna alla mente l’immagine di una bellissima donna che fa il bagno nella Fontana Di Trevi. Quella sequenza rimane eterna, conosciuta anche da chi magari non ha mai visto il film, quel bagno romano è stato imitato, riproposto e citato anche in altri film nazionali e internazionali. “Lost in Translation” ne è un esempio, in una scena del film infatti Bill Murray e Scarlett Johansson guardano proprio Anita Ekberg mentre si concede alle acque di Roma. Oppure in “C’eravamo tanto amati” quando Ettore Scola ripropone la scena della Fontana di Trevi vista dagli occhi di Nino Manfredi che si ritrova sul set della “Dolce vita” con Fellini e Mastroianni. Dal 30 agosto (e sino al 9 gennaio 2025), in occasione della LXXXI Edizione della Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia, sarà possibile visitare la mostra fotografica “Marcello, come here...Cent’anni e oltre cento volte Mastroianni”, omaggio del Centro Sperimentale di Cinematografia, curata da Laura Delli Colli, dedicata a Marcello Mastroianni in occasione del suo centenario, organizzata e promossa dalla Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia presieduta da Sergio Castellitto. Oltre cento le immagini dell’Archivio fotografico della Cineteca Nazionale, tutte in grande formato, alle quali si aggiungono testimonianze, alcuni preziosi inediti e molti estratti da una lunga masterclass tenuta proprio davanti alla platea degli studenti del CSC ma anche da filmati - anche questi d’archivio - in cui Mastroianni parla di sé e del suo rapporto con i registi - primo tra tutti Federico Fellini - le compagne e i compagni di lavoro sul set ma anche delle sue passioni e del suo modo di vivere il cinema, ma non solo. Una mostra che racconta l’attore, certo, ma anche un uomo speciale, che non amava essere etichettato come un ‘latin lover’ ma che resta un’icona di eleganza, di stile e di fascino irripetibile. Marcello, come here...” è un omaggio nato in accordo con la Biennale presieduta da Pietrangelo Buttafuoco e la Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia diretta da Alberto Barbera, che animerà-anche oltre la Mostra del Cinema 81 - l’Isola di San Servolo, dov’è in allestimento la nuova, suggestiva sede del CSC - Immersive & Performing Arts, il primo polo dedicato alle arti immersive e performative in Italia. Non vogliamo proporre il santino di Mastroianni - tiene a specificare Chiara Sbarigia, presidente dell'Istituto Luce Cinecittà - ma un ritratto destinato ad esaltare il talento straordinario dell'attore che ebbe sempre il coraggio di sperimentare, rimettendosi in gioco. Le commemorazioni sono come il tagliando che si fa ad un'automobile per verificarne la tenuta: con il tempo il valore di Marcello non ha fatto che aumentare, la sua figura di attore si staglia come quella di un gigante dallo stile unico e inimitabile”. Tre volte candidato all'Oscar (per “Divorzio all'italiana”, “Una giornata particolare” e “Oci Ciornie”), due volte premiato a Cannes, due Coppe Volpi e il Leone d'Oro alla carriera ricevuto nel 1990, Mastroianni visse sempre inseguito dal senso di colpa: il successo e la ricchezza gli sembravano immeritati, perché aveva scelto un mestiere “troppo divertente”. Ad Oriana Fallaci confidò: “Voglio distruggere un certo tipo di uomo, quello a cui appartengo. Non mi piaccio, non mi sono mai piaciuto nemmeno fisicamente... più ci penso e più mi chiedo come sia possibile che una faccia come la mia mi dia da mangiare, che la gente ci veda il volto di un'epoca, anzi il simbolo di un uomo ambiguo, egoista, immaturo? Sono tutto ciò e non mi piaccio dentro”. Marcello Mastroianni, un mito senza tempo.

( 26 settembre 2024 )

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