Venerdì 18 ottobre 2024, ore 4:13

Mostre

Le sculture di Botero a Roma

di MARIA LUCIA SARACENI

Otto sculture monumentali di Fernando Botero in altrettante piazze del Centro storico di Roma. Per la prima volta, le grandi opere dell’arti sta colombiano, universalmente riconosciuto per le sue iconiche figure voluminose, scomparso nel settembre 2023, sono arrivate nella Capitale e sono visibili dal 10 luglio fino al primo ottobre. Questa mostra diffusa è curata dalla figlia Lina Botero e realizzata grazie alla collaborazione tra pubblico e privato.

Il percorso espositivo inizia con uno scenario mozzafiato dalla Terrazza del Pincio, dove i visitatori possono ammirare la “Donna distesa” (2003) e la “Venere addormentata” (1994), voluminosi nudi femminili, armoniosi ed innocenti, che si affacciano su una delle viste più spettacolari di Roma.

Proseguendo verso Piazza del Popolo, si incontrano “Adamo (Uomo in piedi)” e “Eva (Donna in piedi)”, figure strategicamente posizionate ai lati dell’Obelisco Flaminio, simbolo di un dialogo tra antico e contemporaneo che Botero ha magistralmente interpretato attraverso il suo stile unico.

Avanzando lungo Via del Corso, il visitatore si imbatte nel “Cavallo con briglie” (2009), espressione della fascinazione dell’artista per il volume e la forma. La mostra continua a dispiegarsi attraverso Piazza San Lorenzo in Lucina con la scultura del “Gatto” (1999), soggetto ricorrente in Botero, e poi a Piazza San Silvestro, con la “Donna seduta” (2000) e culmina a Piazza Mignanelli con un’altra “Donna seduta” (1991).

Ogni scultura di Botero, sintetica nel volume e quasi atarassica nella resa psicologica, è impregnata della sua visione del mondo: una realtà dove le proporzioni allargate comunicano una narrativa visiva ricca e satirica. L’esaltazione dei volumi, con le parole di Botero “...trasmette la sensualità, l’esuberanza, la profusione della forma che sto cercando”. I lavori di Botero non solo illustrano l’ossessione dell’artista per il volume ma riflettono anche il commento dell’artista su temi sociali e politici, testimoniando una vita dedicata all’arte che provocava e deliziava allo stesso tempo.

Le otto sculture instaurano con Roma un dialogo tra antico e contemporaneo, ricalcando il profondo legame che ha unito l’artista di cultura latino americana all’Italia, la cui pittura rinascimentale e moderna ha contribuito a plasmarne in maniera indelebile la sua ricerca artistica. Il progetto non solo rende omaggio al talento di Botero ma si propone anche di reintrodurre le sue opere nello spazio pubblico, offrendo ai passanti un momento di riflessione e apprezzamento artistico.

L’obiettivo della mostra, come ha sottolineato Lina Botero, è di perpetuare la visione del padre: l’arte deve soprattutto produrre piacere, servendo come un’oasi di gioia nelle difficoltà quotidiane della vita.

“Per lui il più grande regalo era vedere il sorriso sul volto di chi apprezzava la sua opera”.

Lina Botero si è detta “onorata e commossa di poter portare le sculture di mio padre in questa città meravigliosa per il primo evento importante che facciamo dopo la sua scomparsa. Queste otto sculture sono state esposte in più di 25 città del mondo, tra cui Parigi nel 1992, New York, Los Angeles, Madrid, Berlino, Venezia, Honk Hong e Shangai. È la prima volta qui a Roma e per noi è una occasione straordinaria di celebrare l’impor -tanza dell’Italia nella vita di mio padre, che l’ha sempre considerata una seconda patria”.

Botero, nato nel 1932 a Medellín, ha tenuto la sua prima mostra personale a Bogotà a soli 19 anni. Il suo viaggio in Europa nel 1952, con soste in Spagna e Italia, gli permise di studiare i maestri del Rinascimento, tra cui Piero della Francesca e Paolo Uccello, influenzando profondamente la sua estetica.

Durante questi anni formative, Botero ha affinato la sua tendenza innata a esplorare e esagerare il volume, una tendenza preannunciata dai suoi primi lavori che risentivano già dell’influenza dell’arte precolombiana e coloniale spagnola.

Botero rimase due anni a Firenze a studiare la pittura del Quattrocento. Fu quella per lui l’influenza principale, ciò che gli fece capire la sua fascinazione innata per il volume. Arrivò poi la scultura, nel 1973, l’ispirazione ai maestri dell’arte a tutto tondo, dagli etruschi alla sintesi tridimensionale di Brancusi e a tutta la plastica moderna e contemporanea espressi in un fare del tutto personale. E poi l’amore per Pietrasanta e i suoi artigiani, dai quali rimase impressionato. Capì che quello per lui sarebbe diventato un posto importante e nel 1983 comprò la sua casa, dove ha trascorso anche quattro mesi l’anno a lavorare.

La mostra “Botero a Roma” è un esempio emblematico di come l’arte possa animare lo spazio urbano e dialogare con la storia e la cultura di una città, lasciando un’im pronta duratura sulla percezione pubblica e sulla vita quotidiana.

Osserva l’assessore capitolino alla Cultura Miguel Gotor: “L’occupa zione dello spazio, delle piazze, è l’i dea di fondo che anima questa mostra: mettere l’arte a disposizione di uno sguardo immediato del cittadino e del turista senza la mediazione museale”.

Mediazione museale peraltro solo accantonata. L’opera di Botero infatti tornerà presto a Roma. Dal 17 settembre al 19 gennaio 2025, infatti, Palazzo Bonaparte ospiterà una importante retrospettiva dell’artista colombiano. Dipinti, acquarelli, sculture e alcuni inediti saranno esposti nelle sale del Palazzo in una mostra che sarà la più completa mai realizzata a Roma.

( 22 luglio 2024 )

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