Venerdì 17 maggio 2024, ore 12:36

Mostre

Il più grande statista di Casa Medici

di MARIA LUCIA SARACENI

Un salto nel tempo tra i costumi sontuosi che ricostruiscono fedelmente gli abiti dei Medici, alcuni cimeli come la bolla papale del 1569 che conferì a Cosimo il titolo granducale, le fotografie di Massimo Sestini che ancora oggi testimoniano l’impronta del Granduca nelle fortificazioni di numerose città della Toscana. E infine l’espe rienza immersiva che consente di entrare virtualmente nello studiolo di Cosimo in Palazzo Vecchio semplicemente scansionando un QR code. Tutto questo è la mostra “Cosimo I de’ Medici 21 aprile 1574 21 aprile 2024”. Promossa dunque a 450 anni dalla morte, l’esposizione rimarrà aperta fino al 16 maggio nel Palazzo Strozzi Sacrati di Firenze. E rappresenta un momento centrale, tra le numerose iniziative promosse su tutto il territorio regionale per celebrare il primo granduca di Toscana.

“Il più grande statista di Casa Medici, qui presentato nella sua veste più istituzionale di autore della Toscana moderna”, spiega il curatore della mostra Samuele Lastrucci, direttore del Museo di storia medicea ospitato nella Rotonda Brunelleschi.

Nato a Firenze nel 1519 da Giovanni, detto delle Bande Nere, discendente da un ramo cadetto della famiglia Medici e da Maria Salviati, discendente per via materna dal ramo principale di quel casato e nipote di Leone X, Cosimo con la sua visione di insieme e la sua strategia di lungo respiro ha costruito le fondamenta della Toscana moderna.

Seppe sfruttare il ruolo anche politico dell’arte, promuovendo numerosi cantieri che cambiarono il volto di Firenze, dando al proprio governo l’immagine del potere saggio e illuminato, apportatore di prestigio economico e culturale in città.

Maturava così una nuova politica culturale, consapevolmente tesa a rafforzare le istituzioni operanti in questo campo e ad egemonizzare gli intellettuali del ducato. Nel 1543 Cosimo I riapriva l’uni versità a Pisa, e le affiancava il Collegio di Sapienza, destinato agli studenti poveri del ducato. Già nel 1541-42 egli aveva promosso la trasfordi mazione dell’Accademia degli Umidi, sorta come aggregazione spontanea e ristretta di dotti e letterati fiorentini, in organo ufficiale del regime, posto sotto l’alta protezione ducale. Era così nata l’Accademia fiorentina, la cui attività veniva finalizzata a compiti di rilevanza politica: la diffusione della lingua “toscana”, la fondazione di una storiografia ducale, le discussioni politiche.

All’Accademia fiorentina fu affiancata nel 1563 l’Accademia del disegno, alla quale fu affidato un compito analogo di direzione ufficiale e di uniformazione dell’atti vità artistica nel settore

che le era proprio. A Cosimo la propria opera sembrava in qualche misura compiuta: ed alla sua esaltazione, nei suoi aspetti centralizzatori e regionali, egli indirizzava le più notevoli iniziative di quegli anni in campo architettonico e figurativo.

Tra le varie opere architettoniche da lui promosse, nel 1560 prendeva avvio, sotto la direzione del Vasari, la costruzione della Galleria degli Uffizi, originariamente destinati agli uffici amministrativi dello Stato e oggi uno dei più importanti musei del mondo.

Nel 1565 sempre il Vasari, con la decorazione allegorica del salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio, celebrava unitamente lo Stato e l’opera di Cosimo I ed esaltava in lui l’ “optimus princeps” che regnava “pacata Etruria, aucto imperio, constituta civitate”.

Il personale strettissimo legame affettivo con la Villa di Castello lo porta a trascorrervi parte del tempo libero dagli impegni cittadini; come riferito dal Vasari, Cosimo “uscito che egli fu ed’ travagli che ebbe il primo anno del suo principato cominciò a pigliarsi qualche spasso, e particolarmente a frequentare assai la villa di Castello”. In pochi anni la Villa e il Giardino di Castello vengono trasformati divenendo allegoria dell’affermazione del governo di Cosimo e delle sue espansioni territoriali.

La passione di Cosimo per la caccia diede l’impulso, a partire dal 1566, alla costruzione della Villa di Cerreto Guidi. La villa venne realizzata secondo uno schema di impianto molto semplice ma ricco di valore simbolico quale presidio territoriale del nuovo potere fiorentino.

In effetti, da grande sovrano, di caratura europea, riuscì a consolidare autonomia, integrità territoriale e sicurezza in uno Stato che prima non esisteva. Il Granducato, nato dalla sua opera, riunì le due antiche Repubbliche rivali, Firenze e Siena, in una nuova entità i cui confini corrispondono in gran parte alla Toscana di oggi.

Le sezioni della mostra intendono mettere in luce la dimensione più propriamente politica del personaggio, dalla costruzione del mito, operata da intellettuali del calibro appunto di Giorgio Vasari ed Egnazio Danti, al momento cruciale dell’incoronazione a granduca. Oltre ai prestiti del Museo de’ Medici, hanno collaborato importanti istituzioni tra cui l’Ar chivio di Stato di Firenze, quello di Siena e il Museo dell’Opificio delle Pietre Dure.

( 30 aprile 2024 )

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