Venerdì 17 maggio 2024, ore 10:03

Intervista

Becchetti: riforma essenziale. E conviene anche alle aziende

Professor Becchetti, nel sommario delle riforme istituzionali necessarie al Paese può essere inserito anche il tema della partecipazione dei lavoratori alla gestione dell’impresa?
Sono convintamente tra i primi firmatari della proposta di legge avanzata dalla Cisl in materia. Gli studi empirici sulle determinanti della soddisfazione di vita - che ormai vantano migliaia di contributi con l’analisi di milioni di dati individuali in diversi periodi e Paesi - sono pressoché unanimi nel rilevare che la partecipazione è una componente fondamentale della generatività e felicità. La partecipazione conviene anche alle aziende perché può trasformare i dipendenti da quite quitters (faccio il minimo indispensabile per non farmi licenziare) a lavoratori intrinsecamente motivati. La partecipazione va gestita in modo intelligente controllando i tempi e la dinamica delle aspettative. Come ”Next, Nuova Economia per Tutti” da tre anni studiamo e premiamo assieme al Corriere della Sera le migliori pratiche di relazioni tra aziende e dipendenti scoprendo che le forme di partecipazione sono centrali. 


Le riforme istituzionali influiscono sulla crescita economica? Il tema si collega ad esempio all’ipotesi in campo del premierato...
Se guardiamo alla differenza di funzionamento delle istituzioni tra il livello regionale e comunale e quello nazionale ci accorgiamo che la questione è importante. I sistemi locali funzionano bene. Chi vince ha la maggioranza per governare salvo rari casi, una lista civica che nasce da zero e si conquista una buona reputazione può vincere e un sindaco che ha lavorato bene viene in genere rieletto perché riesce in genere a creare un rapporto diretto coi cittadini. Il livello nazionale è molto più difficile sia nella costruzione e nella stabilità delle maggioranze che nel rapporto tra leader e cittadini mediato dai mezzi di comunicazione e dai social. Resta il dilemma tra aumento dei poteri dell’Esecutivo e necessari contrappesi.

La prima riforma istituzionale a cui il governo Meloni sta mettendo mano riguarda l’autonomia differenziata. Quali sono i rischi e quali le opportunità? 
L’Italia è forse il Paese europeo con la massima eterogeneità territoriale a livello sociale ed economico. L’autonomia differenziata rischia di aumentare i divari relativamente a beni pubblici fondamentali come salute ed istruzione. Già oggi di fatto è così con il fenomeno del turismo sanitario (le notti di degenza fuori regione) che misura il gap di qualità tra diversi sistemi sanitari regionali. L’autonomia differenziata vorrebbe
rimediare a questo facendo salvi livelli essenziali minimi ma sappiamo bene che un conto è l’enunciazione di principio, un conto la disponibilità di risorse per realizzare l’obiettivo.

Lei, Professore, è tra i promotori del Manifesto dell’economia civile firmato da oltre 300 suoi colleghi. Qual è la proposta?
L’obiettivo della politica e dell’economia non è la crescita del Pil ma la generatività e la felicità (che ovviamente richiede anche la creazione di valore economico). La qualità della crescita è fondamentale. Crescere non-importa-come ha creato tutti gli squilibri che osserviamo (povertà, diseguaglianze, emergenza climatica, povertà di senso del vivere e depressione). L’economia civile propone una serie di ricette per creare le condizioni per la generatività e la soddisfazione e ricchezza di senso di vita delle persone attraversando efficacemente le tre transizioni:ecologica, digitale e demografica.

Giampiero Guadagni

( 30 aprile 2024 )

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