Venerdì 27 settembre 2024, ore 2:14

Cronache

Milano: il caporalato cambia faccia e diventa 4.0

Scordatevi il camioncino che passa all’alba in piazzale Lotto o in qualche altro luogo “noto per”. Scordatevi i capannelli di uomini ancora assonnati che si fanno largo nella speranza di essere scelti per una o più giornate di lavoro. Insomma, scordatevi il caporalato vecchio stampo, come lo avete sempre avuto in mente. Oggi a Milano il reclutamento di manodopera (regolare e, soprattutto, irregolare) da mandare nei tanti cantieri disseminati per la città segue altre strade, più tecnologiche. Basta un messaggio su WhatsApp o su altri canali come Telegram e il gioco è fatto. Il caporale 4.0 è in genere un ex lavoratore straniero, che conosce l’ambiente e contatta altri lavoratori stranieri (con permesso di soggiorno o clandestini), per conto di imprese che operano in subappalto e che hanno pochissimi dipendenti. A denunciarlo è la Filca Cisl milanese. “Va fatta una premessa - spiega il segretario generale, Alem Gracic -: attualmente circa il 70% dei 70 mila addetti iscritti alla Cassa Edile non è nato in Italia, mentre fra i non iscritti, quindi gli irregolari, siamo praticamente al 100%. Ed è proprio in questo bacino che pescano i caporali. Nella nostra zona poi registriamo un altro fenomeno: la maggior parte dei nuovi ingressi sono di persone che provengono dall’Egitto e i reclutatori sono spesso loro connazionali. I caporali di solito guadagnano facendosi restituire una certa quota in contanti dello stipendio”.

La maggioranza degli immigrati che va ad alimentare questo mercato arriva illegalmente, o via mare attraverso il Mediterraneo, o via terra lungo la rotta balcanica. Giunti in città hanno bisogno di trovare subito un lavoro per ripagare il debito contratto con i trafficanti che hanno organizzato il viaggio e per mandare soldi alla famiglia rimasta a casa. Ovviamente non conoscono una parola di italiano, non hanno idea dei loro diritti (come persone e come lavoratori) e non hanno una cultura della legalità.  “Il punto - aggiunge il segretario della Filca Cisl - è che oggi anche le grandi imprese hanno pochissimi dipendenti. Si occupano della progettazione, degli aspetti finanziari, della gestione complessiva, ma poi cedono l’esecuzione dei lavori alla catena del subappalto che man mano che si sviluppa diventa sempre più nebulosa. Nei livelli bassi, ma non solo, entrano in gioco i caporali che inviano nei cantieri la manodopera richiesta. Buona parte è assunta in nero, ma c’è anche una quota consistente di ‘grigio’, di lavoratori regolari che ricevono lo stipendio con un nutrito fuori busta”. La questione è spinosa: ci sono problemi sui luoghi di lavoro, per il sommerso, il mancato rispetto delle regole di sicurezza e gli orari massacranti (c’è chi fa tranquillamente 12-13 ore al giorno). Ma ci sono problemi anche fuori dai cantieri: buona parte di questi migranti vive in appartamenti sovraffollati nella periferia cittadina e si ritrova in un contesto sconosciuto. Con ciò che ne consegue. 

“Questi lavoratori stranieri si spezzano la schiena in cantiere - conclude Gracic -, ma guadagnano bene, anche 2.500-3.000 euro al mese. Il giochino si rompe quando non vengono pagati, subiscono un torto dall’impresa o magari vengono imbrogliati dai caporali. Allora vengono da noi per farsi tutelare. Per cercare di intercettare questo mondo abbiamo inserito nei nostri organici alcuni operatori che parlano arabo e che per ora svolgono più un ruolo da mediatori culturali. Utilissimo comunque”. Il settore è in crescita. Tra bonus vari e grandi operazioni immobiliari la piazza milanese ha fame di manodopera, che stenta a trovare in loco. Su dieci nuovi ingressi, uno solo è di un giovane italiano. Nessuno ha voglia di lavorare in edilizia: c’è un problema di fatica delle mansioni, ma c’è soprattutto un aspetto culturale. Quello del muratore non è un mestiere socialmente apprezzato, nonostante le garanzie, le provvidenze degli enti bilaterali e gli stipendi più alti di quelli di altri comparti. Ma c’è anche un’altra questione che pesa: la Filca Cisl stima che l’80% della manodopera sia inquadrata ai due livelli più bassi del contratto, quelli da manovale. Come a dire che i grattacieli dello skyline milanese li hanno alzati batterie di lavoratori che in teoria dovrebbero solo portare la carriola. 

Mauro Cereda
 

( 16 settembre 2024 )

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