Conto alla rovescia per lo sciopero dei 4mila e 200 dipendenti dei 48 punti vendita del gruppo del Cash&Carry Metro Italia proclamato per domani dai sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs. Alla base della mobilitazione nazionale l’indisponibilità aziendale a sottoscrivere il rinnovo del contratto integrativo. La protesta - a cui si aggiungono ulteriori 8 ore di sciopero da organizzarsi a livello territoriale e di magazzino – sarà accompagnata da numerose manifestazioni e sit-in in tutta Italia; nella capitale i sindacati hanno organizzato tre presidi davanti i punti vendita di Via Aurelia, Via Laurentina ed alla Rustica.
I sindacati stigmatizzano "il totale disinteresse dell’impresa" e la posizione aziendale in ordine a organizzazione del lavoro, premio variabile, orario di lavoro e ristrutturazioni e chiusure di punti vendita; in un comunicato sindacale unitario chiedono "certezza dei turni di lavoro unici senza che le responsabilità siano scaricate sulle lavoratrici e sui lavoratori" e "relazioni sindacali di punto vendita per gestire le problematiche interne attraverso confronti ed accordi". Sull’organizzazione del lavoro rivendicano una "gestione delle flessibilità orarie che risolva i problemi delle lavoratrici e dei lavoratori e non solo a favore dell’azienda" oltre alla "maggiore retribuzione per tutti sul lavoro domenicale, senza discriminare i lavoratori con la domenica lavorativa in contratto". Per i sindacati è inoltre necessario il "confronto ed informazione preventivi sui problemi occupazionali e non la solita rincorsa dell’ultimo momento" e ancora a rivisitazione del sistema premiante con "più salario variabile e più possibilità di raggiungere i premi, concordando con le organizzazioni sindacali sistemi incentivanti equi".
Per il segretario nazionale della Fisascat Cisl Mirco Ceotto "il confronto è da ricondurre sui contenuti della piattaforma unitaria, a cominciare dalle proposte sindacali su organizzazione e orario di lavoro come anche sul welfare e i diritti sociali che Metro Italia vorrebbe finanziare attraverso l’inaccettabile taglio del costo del lavoro dimostrando ancora una volta di avere un atteggiamento miope e indifferente rispetto alle esigenze dei lavoratori".