La Ferrari scalda i motori e si prepara alla ripartenza con il protocollo sanitario “Back on Track” (Torna in Pista).
La prima fase della riapertura delle sedi di Maranello e Modena, prevede innanzitutto la piena attuazione del “Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro”, sottoscritto il 14 marzo da sindacati, governo e associazioni datoriali, ulteriormente rafforzato e personalizzato con il supporto di competenze specialistiche qualificate sugli ambienti di lavoro Ferrari. Oltre agli ambienti di lavoro, la fase successiva prevede uno screening dei collaboratori Ferrari, su base volontaria, con esami del sangue mirati a verificare il loro stato di salute in relazione alla diffusione del virus. Lo screening servirà a definire un primo quadro dello stato sanitario della popolazione aziendale analizzata. Si prevede poi l’allargamento del servizio alla "Comunità Ferrari", ovvero ai familiari conviventi dei collaboratori, qualora interessati, e al personale dei fornitori presente in azienda.
Nell’ultima fase si offre l’opportunità a ciascun collaboratore di servirsi di una App per avere un supporto medico sanitario nel monitoraggio della sintomatologia del virus.
“Siamo ancora lontani dalla ripartenza - affermano in una nota congiunta il segretario generale Fim Cisl Marco Bentivogli e il segretario generale Fim Emilia Centrale Giorgio Uriti -, ma è determinante iniziare a pianificarla subito e il protocollo Ferrari ne è un esempio, che segue le indicazioni che la Fim Cisl sta proponendo in queste settimane”.
La fase 2 è molto importante “perché - continuano i sindacalisti - abbiamo l’occasione di costruire misure di sicurezza nuove e stabili per le persone, ripartire con la massima attenzione agli ambienti di lavoro e quindi alla salute e alla sicurezza dei dipendenti, un’attenzione che guardi oltre l’attuale emergenza sanitaria, come è avvenuto in questo caso in Ferrari”.
Questo protocollo è stato condiviso con i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (rls) e rappresenta per la Fim “una sorta di rivoluzione, perché contribuirà a cambiare per sempre l’organizzazione del lavoro e, quindi, della produzione. Si tratta di una grande sfida alla quale sindacati, azienda e lavoratori devono arrivare preparati. Non è escluso - concludono Bentivogli e Uriti - che il protocollo sanitario Ferrari possa essere preso presto a modello da altre aziende”.
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