Al lavoro durante le festività. Una questione particolarmente sentita in casa sindacale dove da anni ci si batte contro le aperture delle attività commerciali nei giorni clou come la Pasqua o il Natale. Non una questione astratta bensì la difesa del diritto anche dei lavoratori di poter dedicare alla famiglia giornate uniche. Grande distribuzione, e-commerce, drugstore aperti H24 hanno di fatto azzerato i tempi di riposo e spinto nella direzione di ”acquisti sempre possibili” ma senza il conforto dei fatturati. Eppure per chi lavora - con una prevalenza femminile - questi sarebbero i giorni di Festa da trascorrere con i propri cari. Anche quest’anno, allora si rinnova la mobilitazione sindacale per dire no alle aperture commerciali nei giorni di festività. Da Nord a Sud sono molte le iniziative di protesta indette unitariamente a livello regionale dai sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs contro le aperture commerciali nel corso delle festività pasquali dell’1 e del 2 aprile, del 25 aprile e del 1° maggio. Il segretario generale della Fisascat Pierangelo Raineri ha posto l’accento sul ruolo della concertazione tra enti locali e sindacati ”alla quale affidare la competenza sul calendario di aperture commerciali” e della contrattazione decentrata ”per regolamentare una flessibilità contrattata e retribuita e la volontarietà della prestazione domenicale e festiva”. Posizione ribadita anche a livello confederale dalla leader della Cisl Annamaria Furlan. ”Bisogna riaffidare questa materia alla contrattazione tra comuni, aziende e sindacati in modo da garantire la giusta flessibilità negli orari, una maggiore retribuzione per i lavoratori e soprattutto la volontarietà della prestazione festiva o domenicale. Va rispettata la libertà e la dignità della persona come ha detto Papa Francesco. Non esiste un diritto allo shopping anche il giorno di Pasqua o di Natale”.
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