”Il riconoscimento dei diritti politici delle donne costituì uno degli elementi fondativi della nostra Repubblica. Non è un caso che l'art. 37 della Costituzione cita: La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore . Un principio fondamentale che ha guidato l'azione di tante donne impegnate nel sindacato e nelle associazioni che si sono battute in questi anni per una pari dignità con gli uomini in tutte le espressioni della vita politica, economica e sociale”. E’ quanto sottolinea Annamaria Furlan in un editoriale pubblicato oggi su Conquiste del Lavoro in occasione del convegno “2 giugno 1946: la Costituente e il voto alle donne - 70 anni tra storia, lavoro e diritti”, organizzato dalle Fondazioni Giuseppe Di Vittorio, Giulio Pastore, Bruno Buozzi e da Cgil, Cisl, Uil che si è tenuto stamane a Roma presso la Sala del Tempio di Adriano, in Piazza di Pietra. Un’occasione per riflettere anche attraverso ricostruzioni storiche, testimonianze e filmati, sul clima di quei giorni del 1946 e da cui trarre spunto per sottolineare sia l'importanza del sindacato a presidio della libertà della persona, della democrazia e del progresso della società, sia il ruolo delle donne italiane, che 70 anni fa, contribuirono alla scrittura della nostra Carta Costituzionale.
”Sono tante le conquiste che abbiamo ottenuto in favore delle donne”, sottolinea Furlan. “Ma, purtroppo, la strada da percorrere è ancora lunga. C'è ancora uno scarto di oltre venti punti percentuali tra l'occupazione maschile e quella femminile. E proprio l'insufficiente lavoro delle donne è il dato che pesa maggiormente sul tasso di occupazione nazionale, ancora uno dei più bassi sul piano europeo”.
L’auspicio espresso dalla segretaria generale dell Cisl - è “che la ricorrenza di questo 2 giugno possa diventare anche l'opportunità per discutere seriamente del ruolo della donna nella società italiana, della maternità, di politiche di sostegno per la famiglia”.
”Il problema di una migliore conciliazione tra famiglia e lavoro - conclude - deve essere affrontato nella consapevolezza che si tratta di un investimento per lo sviluppo del nostro Paese e non di un costo per la società. Solo così potremo disegnare nuovi orizzonti di crescita e celebrare il ruolo straordinario delle donne in una società sempre più multietnica e multiculturale”.