Sabato 23 novembre 2024, ore 9:40

La Perla punta sul turbolento Windhorst

Opportunità o sdrucciolone? Non bastavano le polemiche che nella settimana della Moda milanese hanno solleticato i titoli sulle sfilate in camera operatoria di Gucci o l’uso delle immagini e dei simboli sacri nella dissacrazione stilistica. Oggi molti si interrogano sul nuovo cambio di guardia nel controllo di La Perla, leader globale nel settore della lingerie di alta gamma. E in molti giurano che sia un azzardo. Sapinda Holding ha infatti finalizzato l’acquisto del 100% delle azioni di La Perla Global Management Limited. Si dice che i cinesi, con cui si era consolidata una mezza proposta di matrimonio, intendessero offrire una decina di milioni e che non dessero sufficienti garanzie sulla manodopera. Ma la scelta ricaduta sull’olandese Sapinda, se da un lato promette bene in termini stilistici data la creatività avantgarde del paese, dall’al - tro suscita perplessità quando si leggono i fatti e misfatti di Lars Windhorst, amministratore delegato di Sapinda. Vero è che il tempo stringeva e che i cinesi hanno fatto troppa melina mentre facevano incetta di marchi francesi. Aggiungiamo che il nuovo direttore creativo dall’ago - sto 2016 Julia Haart (shoes designer americana che aveva preso il posto dello stilista Pedro Lourenço dopo appena sei mesi dall’incarico) forse era più esperta di tacchi che di pizzi e bustier. La carriera di Haart spazia infatti dall’insegnante alla progettazione di scarpe. Curiosamente, un materiale sviluppato dalla Nasa e incorporato nella sua gamma di scarpe aveva portato Haart all’attenzione dell’allora proprietario di La Perla, Silvio Scaglia. Le cronache riferiscono che Haart avrebbe regalato un paio di scarpe a sua figlia Chiara Scaglia, che gestisce l’attività Asia-Pacifico del marchio di lingerie, per testarle. Alcuni mesi dopo Haart sarebbe stata assunta come consulente di design per lo sviluppo di accessori prima di approdare al timone del gruppo come direttore creativo. Un esperimento poco riuscito a giudicare dai modelli e dalle vendite delle ultime collezioni. Ora gli occhi sono puntati tutti sull’ex golden boy tedesco Lars Windhorst, ceo di Sapinda. Sarà davvero capace di ”va - lorizzare e garantire queste capacità di stile e di produttività Made in Italy”? Per Scaglia si tratta di una vecchia conoscenza: non solo è da Sapinda che, qualche anno fa, ha comprato l’agenzia di modelle Élite, ma sembra che il fondatore di eBiscom abbia addirittura citato in giudizio Windhorst nel 2016, salvo poi fare pace. Il patron di Sapinda è un uomo piuttosto discusso: secondo quanto riferito dal Financial Times, negli ultimi due anni, è stato coinvolto in battaglie legali da almeno 220 milioni di euro con diversi investitori. La turbolenza non è una novità per Windhorst. Da adolescente, ha lasciato la scuola per vendere giochi per computer. All’età di 17 anni dava lavoro a 100 persone alla Windhorst Electronics fatturando vendite per 50 milioni di dollari. L’allora cancelliere federale Helmut Kohl elogiava lo spirito imprenditoriale del più giovane partecipante al World Economic Forum di Davos, in Svizzera. Peccato che a 27 anni avesse già 70 milioni di euro di debiti. Windhorst, oggi quarantaduenne dall’aria smaliziata come Di Caprio in The Wolf of Wall Street, ha un ufficio insonorizzato che si dice sia un modello in scala del suo jet Bombardier e dello yacht di lusso da 223 piedi, autorizzato ad attraccare di fronte a Piazza San Marco in occasione di una storica Biennale. Quando la sua folgorante carriera sembra finita, Windhorst riesce sorprendentemente a trovare sempre nuovi partner commerciali. Sapinda Holding è una struttura di investimento olandese con uffici ad Amsterdam, Berlino e Londra. A Londra, i suoi locali si trovano al 23 di Savile Row. E questo è probabilmente uno dei pochi collegamenti della struttura con il mondo della moda. La strategia di Lars Windhorst, giudicato vulcanico e “flamboyant” dalla stampa finanziaria, sarà dunque osservata da vicino nei prossimi mesi. Thomas Werres, giornalista di Manager Magazin, racconta che il vivace investitore finanziario - avventuratosi nel settore della biancheria intima con intelligenza veloce e retorica spumeggiante - dopo aver tratto profitto da transazioni immobiliarie preferisca ora altre acrobazie finanziarie in compagnie petrolifere e minerarie, nonché in aziende cinematografiche. Il giocatore d’azzardo più caldo della Germania guarda al mercato russo danneggiato dall’embargo e fa affari con lo sceicco di Abu Dhabi. Speriamo apprenda meglio la gestione del rischio o i titoli dei film di Di Caprio segneranno tutta la sua vita: The wolf of Wall Street, Prova a Prendermi, Ritorno dal nulla, Redivivo, Celebrity, Delirium, Punto di non ritorno, Titanic.

( 28 febbraio 2018 )

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