Mario, pettorina e zaino abbinato carico di cibarie sulle spalle, pedala veloce nel traffico cittadino per consegnare il più rapidamente possibile il suo ordine. E’ un “cottimista”. Riceve 4 euro per ogni panino o piatto pronto che riesce a portare in giro per la città. Più corre più guadagna. Nessun sindacato, nessuna tutela. A migliaia di chilometri di distanza Qin Bin carica la sua foto, il certificato di salute e trasferisce 100 yuan come deposito per partecipare a Ele.me, un servizio di consegna di cibo online (una sorta di Foodora cinese). Dopo aver lavorato per 72 ore come fattorino in uno dei settori commerciali più ferocemente competitivi in Cina oggi, conclude che "il rischio di incidenti stradali, la fretta di ricevere ordini e consegnare il cibo il più rapidamente possibile e l'umiliazione di trattare con clienti insoddisfatti" rende questo lavoro uno dei più difficili in Cina. Fortunatamente, il suo lavoro di fattorino è durato solo il tempo necessario a completare la sua missione sotto copertura per la federazione sindacale municipale di Shanghai che lo ha incaricato di documentare "le condizioni di lavoro precarie, l'ambiente di lavoro pericoloso e la mancanza di protezione sociale" nel settore dei servizi di consegna di cibo in città. Il suo rapporto ha identificato tre tipologie di fattorini: il primo è direttamente impiegato dalla piattaforma online, il secondo è assunto da un'agenzia di lavoro per conto della piattaforma, il terzo sono appaltatori individuali senza alcun rapporto di lavoro formale con la società. Sebbene ci siano 80mila fattorini registrati come contraenti individuali, sono solo 3mila circa quelli attivi su base giornaliera; mentre, secondo le statistiche del sindacato di Shanghai, il 90% delle consegne viene effettuato dai circa 16mila ryder ingaggiati attraverso le agenzie di lavoro. A giugno 2017, il sindacato di Shanghai ha utilizzato i dati raccolti per istituire il primo e finora unico sindacato della Cina per i fattorini che consegnano cibo per le piattaforme online. Il sindacato ha tenuto la sua prima riunione generale a novembre, con circa 400 membri partecipanti. All’ordine del giorno, in particolare, la resistenza del datore di lavoro Ele.me, ma anche i problemi causati dalla natura informale dell'attività di consegna. Sia come sia, si tratta indubbiamente di un’ini - ziativa interessante. Anche se, come ammonisce il direttore del China Labor Bulletin, Han Dongfang, che ha diffuso la notizia, ci vorrà tempo per capire se di vera riforma sindacale si tratta. Il punto, infatti - avverte Han - è capire se i fattorini, indipendentemente dalla loro situazione lavorativa, saranno veramente rappresentati all’interno di questo nuovo sindacato. “Non vorremmo vedere questo progetto trasformarsi in un altro ufficio per i reclami di lavoro, non è quello su cui dovrebbe concentrarsi un sindacato”, aggiunge. Negli ultimi tre anni, i servizi di consegna di generi alimentari e quasi tutte le nuove attività di servizi sono diventati i settori più colpiti dalle agitazioni dei lavoratori in Cina. I funzionari sindacali di Shanghai sono stati a lungo consapevoli di questa tendenza e nel 2015 stavano già lavorando alla creazione di un sindacato per i corrieri espressi in tutta la città. Ma il punto vero - sottolinea Han - è riconoscere la necessità della rappresentanza dei lavoratori nelle commissioni di contrattazione per negoziare condizioni di lavoro, contratti di lavoro e stipendi, "solo allora le controversie possono essere evitate affrontando potenziali conflitti alla radice", conclude. Nel frattempo, però, è bene che i fattorini di tutta la Cina continuino a rivendicare condizioni di lavoro e di salario più dignitose. Servirà a mettere più pressione sugli altri sindacati distrettuali per seguire le orme di Shanghai. E chissà che a beneficiarne, un domani, non possano essere anche i Mario che pedalano nelle nostre città. Est