Parigi (dal nostro inviato) - Disuniti alla meta: così si sono presentati i sindacati italiani all' apertura dei lavori del XIII Congresso della Ces, in virtù dell'emendamento sul salario minimo europeo che la Cgil ha deciso di sottoporre al voto del congresso. Anche la Cisl, a dire il vero, ha chiesto di lasciare agli atti del congresso un proprio emendamento - in questo caso sulla partecipazione dei lavoratori - ma con il valore consapevole di una testimonianza, piuttosto che la volontà di rimarcare una propria affermazione. Può sembrare una questione di lana caprina, ma in realtà non lo è se consideriamo la difficoltà di trovare una posizione comune al tavolo (nazionale) sulla riforma del modello contrattuale al quale la sola Cisl si è presentata. Eppure l'intesa raggiunta sul nome di Luca Visentini quale successore di Bernadette Ségol alla guida della Confederazione europea dei sindacati sembrava costituire la premessa per un rinnovato percorso unitario, almeno in quel di Bruxelles. Ma tant'è. Come spesso accade, le questioni nazionali hanno finito per esercitare i loro effetti anche sul quadro europeo. Non è un bell'incipit per quello che avrebbe invece tutte le chances per essere un congresso di svolta in direzione di un rafforzamento del ruolo della Ces a guida Visentini. Un nome - va ricordato - messo sul tavolo dalla Cisl prima ancora che dal suo sindacato di provenienza, la Uil, e dalla stessa Cgil. E questo non solo per lo spessore del personaggio, ma soprattutto per la sua provenienza da un'area sindacale - prima ancora che geografica - che ha nella contrattazione e nel negoziato il fulcro della propria attività. Arrivarci, peraltro, non è stato facile. Assodato che per Bernadette Ségol, infatti, non ci sarebbero stati i margini per ottenere un secondo mandato, la scelta della maggioranza delle organizzazioni aderenti era caduta sulla belga Ann Demelenne, ex segretaria generale della Fgtb. La sua rinuncia motivata da ragioni di salute aveva aperto la strada alla candidatura di Patrick Itschert, segretario generale aggiunto della Ces, anch'egli belga ma di provenienza della federazione dei tessili. Un nome sul quale, però, non erano confluiti i necessari consensi, soprattutto perché non in grado di garantire quel rinnovamento che da più parti veniva richiesto, in primis dai tedeschi. E' così che da un lato è emersa la candidatura di Luca Visentini, portata avanti dai sindacati italiani e, dall’altro, quella di Peter Sherrer, sostenuto dalla Dgb, di provenienza Ig Metall. Su questi nomi si è andati alla conta e, alla fine, ha prevalso l'italiano, che venerdì sarà eletto segretario generale. A lui ora il compito di ricucire le fratture e fare delle diverse anime della Ces un punto di forza per sostenere quella svolta sociale nella politica europea che tutti, compresi i presidenti Juncker, Schulz e Hollande intervenuti all’apertura dei lavori, a parole, dicono di auspicare.